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Seminario sulle Perdite Pre e Perinatali: Un Parallelo con l’Adozione

  • Adozione: un incontro tra due lutti
  • Il peso del lutto non elaborato
  • La difficoltà di guardare al futuro
  • Riflessioni dal seminario
  • I gruppi di automutuoaiuto nell’adozione

Tempo di lettura: 1 minuto

Di recente ho partecipato al seminario sulle perdite pre e perinatali organizzato dall’Associazione AMA e condotto da Enrico Cazzaniga, un tema raramente trattato. Durante l’evento, l’ascolto di queste riflessioni ha suscitato in me molte considerazioni, risuonando profondamente con la mia esperienza e conoscenza del mondo adottivo, e mettendo in luce paralleli significativi tra questi due mondi apparentemente distanti, ma legati dal filo comune del lutto e della perdita.

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Adozione: un incontro tra due lutti

Premesso che la stragrande maggioranza di chi adotta ha difficoltà a generare, spesso si dimentica che l’adozione è un incontro tra due lutti: quello dei genitori che hanno perso il “figlio immaginato” e quello del bambino che ha perso la madre biologica. I genitori adottivi, a volte inconsciamente, cercano nel bambino adottato una sostituzione del figlio non nato.

Questo diventa evidente quando, ad esempio, si cambia il nome del bambino arrivato dall’estero, pratica che per fortuna appartiene più al passato, oppure si cerca di adattare il bambino al nuovo contesto familiare e culturale, quasi a voler cancellare il suo passato. Questo processo di reificazione, cioè di materializzazione del “figlio desiderato”, non coincide con il bambino reale che arriva, e purtroppo da ciò possono derivare molte difficoltà all’interno della famiglia adottiva, tra cui incomprensioni e crisi.

Il peso del lutto non elaborato

Come ci spiegava il dott. Cazzaniga, le perdite pre e perinatali, sia volontarie che non, sono veri e propri lutti e purtroppo non c’è sufficiente assistenza psicologica in ambito sanitario; spesso la donna è lasciata sola. Si tratta di lutti che rimangono “non integrati, trascurati, dimenticati, non considerati, superati con la sostituzione”.

Così, anche nell’adozione, l’elaborazione del lutto è un lavoro che molti genitori adottivi non fanno, portando il bambino a essere percepito come un “rimpiazzo” del figlio biologico mai avuto. Questa mancata elaborazione condiziona profondamente il legame con il bambino, che finisce per diventare portatore del dolore e del senso di perdita dei genitori. Al tempo stesso, ci si aspetta dal bambino un adattamento rapido e incondizionato, ignorando il suo lutto per la perdita della madre biologica e delle sue radici. Un peso enorme, soprattutto per un bambino che spesso non ha le parole per dare un nome a ciò che sente.

La difficoltà di guardare al futuro

Chi è libero dal lutto risponde con il desiderio verso il futuro, ma per molti figli adottivi il passato continua a essere un’ombra pesante che impedisce di realizzarsi pienamente con una famiglia, un lavoro e nelle relazioni sociali. Rimanere ancorati al lutto non risolto rende difficile costruire una nuova identità e abbracciare con serenità un progetto di vita. È qui che vedo la sfida più grande per gli adottati: trovare un equilibrio tra la memoria del passato e il desiderio di costruire un futuro che appartenga davvero a loro.

Riflessioni dal seminario

Il seminario ha sottolineato l’importanza di dare spazio alla narrazione del lutto, integrandolo nella propria storia e nella propria memoria. Anche nell’adozione, questa elaborazione è fondamentale per non trasformare il bambino adottato in un “replacement child”, un sostituto del figlio mai nato. Il rischio è che questo bambino porti su di sé il peso di aspettative e fantasie che non gli appartengono, vivendo una vita che non è la sua.

Il parallelismo tra le perdite pre e perinatali e l’adozione ci ricorda quanto sia cruciale riconoscere, narrare e integrare i lutti, per non trasformare il dolore in una trappola emotiva e per consentire ai figli di vivere liberi da pesi che non devono portare.

Come ha ben spiegato il dottor Cazzaniga, il lutto, in generale, può complicarsi quando non viene riconosciuto, quando manca una narrazione che lo inserisca in una storia personale. “Le storie non possono avere buchi: il lutto ha bisogno di un linguaggio, di pensiero e condivisione per essere elaborato”. Ecco perché è fondamentale trovare uno spazio dove poter raccontare e integrare le proprie esperienze.

I gruppi di automutuoaiuto nell’adozione

I gruppi di automutuoaiuto di Punto.Adozione e AMA offrono proprio questo: un luogo sicuro e accogliente dove è possibile dare voce ai propri vissuti, confrontarsi con altre persone che comprendono profondamente la complessità delle perdite, e trovare insieme un modo per integrare il lutto nella propria storia.

Vi invito a partecipare ai nostri gruppi, perché nessuno dovrebbe affrontare queste esperienze da solo. Parlarne, condividere, ascoltare e sentirsi compresi è il primo passo per trasformare il dolore in forza e riprendere il cammino verso un futuro sereno e consapevole.

Per maggiori informazioni sui nostri gruppi di automutuoaiuto, gratuiti e riservati, potete scrivere a info@puntoadozione.it.

Insieme possiamo costruire una narrazione che dia valore e senso al nostro percorso.

Ringrazio il dott. Enrico Cazzaniga e l’AMA Associazione Auto Mutuo Aiuto Milano Monza Brianza OdV per aver creato uno spazio di riflessione così prezioso, dove è stato possibile esplorare queste tematiche con profondità e consapevolezza.

Avvertenza: Le opinioni e i punti di vista espressi negli articoli presenti su questo sito riflettono esclusivamente il pensiero dell’autrice, Alessandra Pritie Maria Barzaghi. Tutti i contenuti sono pensati per offrire spunti di riflessione utili e interessanti, e momenti di approfondimento su tematiche adottive, e non hanno finalità di consulenza psicologica, medica o legale. La riproduzione dei materiali presenti in questo sito è consentita solo previa autorizzazione scritta dell’autrice.

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