Parto in anonimato e identità degli adottati: un piccolo gesto per una mamma, una grande ricchezza per il futuro di un figlio

Tempo di lettura: 2 minuti

Sono felicissima di condividere un primo passo concreto: grazie all’impegno congiunto tra noi di Punto.Adozione e Valentina, mamma adottiva e assistente sociale ospedaliera, una puerpera che dopo il parto ha deciso di non riconoscere il figlio, ha scelto di lasciare in ospedale una lettera al bambino.

Un gesto silenzioso ma potente, che un giorno permetterà a quel figlio di conoscere qualcosa di sé e del proprio passato. Questo è un esempio di quanto possa essere efficace la collaborazione tra adottati e adottanti, un’alleanza in cui noi di Punto.Adozione crediamo fortemente e per cui ci impegniamo ogni giorno.

Per chi è stato adottato, il silenzio attorno alle proprie origini può essere un vuoto difficile da sopportare. Non sapere nulla di chi si era “prima”, di cosa ha portato all’abbandono o della propria storia medica, crea una frattura che fa sentire diversi, incompleti. Mentre i figli biologici possono contare su un’identità integra, gli adottati spesso affrontano il difficile cammino del non sapere.

Insieme a Valentina, abbiamo creato una lettera guida dedicata alle mamme che scelgono di partorire in anonimato. Questa lettera, pur mantenendo intatto il loro diritto alla riservatezza e nel rispetto della normativa vigente, offre la possibilità di lasciare informazioni non identificative che il bambino, una volta adulto, potrà ritrovare se deciderà di fare accesso alle sue origini. Per noi adottati, anche una piccola informazione sul passato è preziosa, perché il vuoto totale crea paura e rabbia.

Non tutte le donne riescono ad accogliere la propria maternità, e nonostante l’amore ci sono circostanze in cui per la madre non è possibile occuparsi del bambino che sta per nascere.
Scegliere di separarsi dal bambino richiede coraggio e riflessione, è una decisione dolorosa e difficile, ma offrire qualche piccola informazione, anche in forma anonima, può significare un mondo per quel bambino che un giorno vorrà sapere qualcosa del suo passato.

Come ti sentiresti se non conoscessi la tua storia? Cosa farebbe la differenza per te se fossi al posto di un bambino adottato?

Questa proposta è un invito a tutti gli operatori e le istituzioni: aiutateci a far sì che sempre più mamme in circostanze difficili capiscano l’importanza di questo gesto di amore e responsabilità. Per la donna, è un modo per lasciare qualcosa di sé al figlio che, oltre al racconto fornito dai genitori adottivi, aiuterà a dare un po’ di luce a un cammino che, per molti adottati, inizia nell’oscurità.

La nostra identità è un valore. Conoscere chi si è, da dove si viene e quali sono le proprie radici aiuta a sentirsi completi, in pace con se stessi e in grado di affrontare il mondo. Non permettiamo che chi è adottato debba affrontare il vuoto del non sapere. Aiutiamo a costruire una connessione, anche solo attraverso poche righe scritte con il cuore.

Se lavori nel campo dell’adozione o conosci qualcuno che potrebbe essere interessato, ti invitiamo a contattarci. Insieme, possiamo fare la differenza.

Avvertenza: Le opinioni e i punti di vista espressi negli articoli presenti su questo sito riflettono esclusivamente il pensiero dell’autrice, Alessandra Pritie Maria Barzaghi. Tutti i contenuti sono pensati per offrire spunti di riflessione utili e interessanti, e momenti di approfondimento su tematiche adottive, e non hanno finalità di consulenza psicologica, medica o legale. La riproduzione dei materiali presenti in questo sito è consentita solo previa autorizzazione scritta dell’autrice.

Lascia un commento