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Non sempre viene pronunciata,
ma quella domanda mi arriva nelle orecchie.
Quando spiego che sono mamma biologica e mamma adottiva,
lo colgo negli occhi di chi mi ascolta, il bisogno di sapere:
“Ma… a chi dei due?”
Leggi tutto: “A chi vuoi più bene?”Qualcuno ha avuto anche il coraggio di chiedermelo esplicitamente.
E perfino i miei figli me l’hanno chiesto, con un sorriso furbo sulle labbra.
Una provocazione a cui non ho ceduto.
E allora potrei rispondere che voglio più bene al figlio che mi ha ascoltata,
che ha seguito un percorso tutto sommato lineare,
che ha saputo vedere e accogliere il mio amore,
che mi ha cercata, che mi ha scelta come madre ogni giorno, anche quando non era facile.
Che non mi ha fatto dubitare del nostro legame,
che non mi ha portata sull’orlo dell’esaurimento.
Oppure potrei dire che voglio più bene al figlio che aveva più bisogno di me,
che ha lottato con l’idea stessa di essere figlio,
che per anni ha respinto ogni gesto, ogni tentativo di avvicinamento,
che a volte mi ha fatto sentire impotente, sbagliata, inadatta.
Che ho dovuto aiutare mille volte a ritrovare la strada.
Che mi ha trascinata in curve, salite e retromarce,
senza mai darmi la certezza che saremmo arrivati da qualche parte.
Ma la verità è che li amo allo stesso modo.
E lo so perché c’è un momento preciso in cui lo sento, forte e chiaro.
Quando tornano.
Quando suonano alla porta e io guardo dallo spioncino.
Quando da lontano li vedo camminare verso di me.
Quando vedo il loro nome comparire in chiamata sullo schermo.
Ogni volta,
lo stesso identico tuffo al cuore.
Quel tipo d’amore che ti prende alla pancia,
ti attraversa
e arriva al cuore.
Che non distingue le origini, il sangue, le difficoltà, i percorsi, l’affetto dimostrato.
Che ti ricorda che sono tuoi.
Tutti e due.
In modi diversi,
ma con la stessa intensità.
Chi conosce la retorica adottiva noterà che ho messo insieme pancia e cuore.
Non è un errore.
Il mio amore di madre non ha bisogno di distinzioni.
Lo sento tutto intero, in ogni parte di me.
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