di Anna Kristina
Il mio nome è Anna Kristina, ho 28 anni e abito a Brescia. Sono originaria dell’Etiopia e sono stata adottata a pochi mesi di età.
Ho quattro fratelli anch’essi adottati, con i quali ahimè non si è costituito un vero legame fraterno e di autentica condivisione della storia che abbiamo in comune. Da parte mia, ho cercato in più occasioni di stabilire una vicinanza emotiva, ma loro si sono sempre sottratti a qualsiasi tentativo di entrare in confidenza.
E che dire poi dei miei genitori adottivi, due persone per bene con il pallino del sapere e della cultura a tutti costi, ma del tutto privi di empatia. Decisamente una famiglia di persone individualiste. Questa caratteristica mi ha sempre fatto soffrire.
Mi sento lupo e agnello, cacciatrice e preda. Il lupo è forte, si sposta in gruppo, aggredisce chiunque si frapponga sulla sua strada. E poi di colpo divento agnello, così indifesa, senza scampo.
Leggi tutto: LUPO E AGNELLO
La legge della natura mi sovrasta: o mangi, o vieni mangiato.
Vivo un senso di prigionia mentale che mi divora e riduce a brandelli infinitesimali la mia anima.
Sono come imbrigliata in una ragnatela, e il ragno è la società che si nutre delle mie paure, delle mie debolezze.
Mi sento schiava di un sistema che non comprende il mio disagio, messa all’angolo perché “diversa”. E lì, proprio nei miei punti più esposti, vengo accoltellata, e anche se il sangue sgorga copioso, quella lama affonda in profondità, e poi tocca a me estrarre il coltello.
La mia mente è un fiume in piena. I pensieri scorrono incontrollabili, tracimano dall’argine della mia psiche.
Ci sono genitori che si preoccupano che i figli abbiamo una bella casa e un buon lavoro, che sappiano gestire le loro finanze, da noi ragazze si aspettano che diventiamo brave mogli cattoliche, ma dimenticano – o forse non lo reputano così importante – di educare all’amore, a vivere le emozioni. Trascurano l’importanza dei piccoli gesti, dire grazie o prego.
Chiedere scusa non è debolezza, non dobbiamo per forza essere leoni e non dovrebbero esistere le prede.
Mi rammarico che sia andato perso il senso di condivisione e di coesione. Si passa oltre una discriminazione, un diritto violato, come se nulla fosse, senza fermarsi, nella convinzione che non ci riguarda: è capitato a un altro.
Ma un giorno potresti essere tu il discriminato, l’escluso, e quando sarai alla mercé della marea, chi verrà a salvarti?
Ci sono state volte che mi sono sentita usata, un oggetto nelle mani del narcisismo più perverso. Persone che per gusto o sofferenza propria, gratificati dall’aver divorato il tuo tempo, le tue energie, i tuoi sentimenti, poi ti gettano via, lasciandoti sola e inaridita. Per loro sei soltanto materia, mentre invece la tua anima è viva e continua ad avvertire una grande sete d’amore.
Esistono molti squilibri tra ciò che siamo geneticamente e ciò che viviamo. Oscillo tra follia e serenità, tra rabbia e saggezza. Sono come il funambolo che cammina su una corda talmente sottile che mi basta un piccolo passo falso per cadere nel vuoto.
Ogni giorno è una battaglia, combatto un demone, combatto me stessa.
Riflesse nello specchio vedo due figure identiche e non so quale sia quella buona e quella cattiva.
Mi sono sempre sentita una spettatrice passiva della mia esistenza, ho permesso alla mia vita di scivolarmi via dalle mani come cenere al vento, seduta sul grande trono delle mie paure, del mio dolore, della mia rabbia.
Voglio essere attrice della mia vita, voglio urlare la mia voce al mondo. Voglio spezzare le catene di un passato tortuoso e insidioso tanto quanto lo è il mio vittimismo.
So bene che devo accettare il fatto che esistono eventi che non posso cambiare. Non sono sbagliata o diversa, è un mio diritto essere amata e amare, il colore della mia pelle non mi definisce.
Si dice che esiste un tempo per insistere e un tempo per lasciare andare.
Adesso so di avere il potere di decidere, costruire e cambiare il mio futuro!