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Il capolavoro dell’adottato

Cari genitori adottivi,
pensavate di aver realizzato il sogno della vostra vita, vero? Quella bella sensazione di aver finalmente costruito la vostra famiglia, proprio come tutte quelle che vedete al parco la domenica mattina, magari naturali, con la stessa aria soddisfatta che avevano quando spingevano i passeggini con un sorriso da pubblicità. E invece… eccomi qui! Sono arrivato io, con il mio bagaglio di dolore, a ricordarvi che i sogni, a volte, si trasformano in sfide impensabili e in fatiche immense.

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Avete presente la felicità che speravate di continuare a provare quando mi avete accolto? Beh, ho deciso di metterla a dura prova, giusto per vedere di che pasta siete fatti. Ogni volta che avete provato a farmi fare una cosa, io ho fatto esattamente il contrario. Perché? Perché finora la vita ha fatto il contrario con me. Avrei potuto crescere con i miei genitori naturali, e invece eccomi qua, adottato. Non vi sembra ingiusto?

E poi, non posso permettermi di essere nato solo per realizzare la fantasia di qualcun altro. Sono faticosamente diventato vostro figlio, ma non ho nessuna intenzione di trasformarmi nell’idea di figlio che vi siete costruiti nella testa. Sto lottando per essere me stesso, e non ho intenzione di accontentarmi di meno. Lo so, per voi è molto più facile sentirvi genitori di quanto lo sia per me sentirmi figlio. Però, se mi lasciate il tempo di desiderarlo, forse riusciremo davvero ad appartenerci a vicenda, ma non vi posso promettere nulla.

Capisco che abbiate paura che io vi possa abbandonare, ma state tranquilli: non c’è bisogno che mi guardiate con quegli occhi carichi di aspettative e delusione. Non sapete che fatica mi costa ogni volta cercare di non deludervi. Magari lasciatemi andare, anche se vi suona strano, lasciatemi andare davvero. Ho bisogno di ritrovare il mio spazio, di fare ordine nella mia testa, di riconoscervi come genitori senza sentire su di me il peso di diventare il figlio perfetto o quello che avete immaginato.

Forse un giorno tornerò da voi, e sarà un ritorno vero, sentito, non dettato dal bisogno, ma dalla fiducia. E non avrò più bisogno di pensare che siete infallibili, perfetti, mentre io sono sempre quello che sbaglia. Ho bisogno di vedervi umani, di capire che anche voi potete fare errori, proprio come me. Solo così potrò accettare ogni vostro commento, ogni critica, con la consapevolezza che, anche quando mi avete detto ‘bravo’, lo avete fatto davvero con amore e non solo per accontentarmi.

Non avete fallito voi, avete avuto a che fare con una situazione più grande di quella che vi immaginavate o che vi avevano prospettato. Non siete stati aiutati abbastanza, ma avete fatto del vostro meglio con quello che avevate.

L’adozione non è un percorso facile, lo so, e spesso mi sembra che ogni passo avanti ne richieda due indietro. Ma anche se ora non vi do alcun appiglio, dentro di me desidero che non smettiate di crederci, non smettiate di credere in noi.
Ho infranto le vostre aspettative, è vero, ma non per distruggere ciò che abbiamo costruito, bensì per trovare una strada che ci permetta di essere davvero noi stessi.

So che speravate che, dopo un po’ di tempo, io mi adattassi, che trovassi il mio posto in questa famiglia. Ma il tempo dell’adattamento non segue un calendario. Non è questione di quanto avete fatto per me, ma del mio bisogno di comprendere e accettare questa nuova realtà, e di affidarmi a voi. Non c’è fretta, perché costruire un legame autentico richiede tutto il tempo necessario, anche se questo tempo è molto più lungo di quanto avreste immaginato.

Capisco che per voi sia difficile e doloroso, ma non è un fallimento: è il modo per trovarci davvero, senza maschere né illusioni.

So che avete fatto tutto il possibile, che avete dato tutto di voi stessi per me, e capisco quanto sia frustrante vedere che le cose non vanno come speravate. Ma sappiate che il vostro impegno non è stato vano. È grazie a tutto ciò che avete fatto che ora ho la forza e il coraggio di percorrere questo cammino, anche se sembra portarci lontano l’uno dall’altro. Questo è un passaggio necessario, non un fallimento. È parte del processo per costruire qualcosa di vero e duraturo.

Eh sì, cari genitori, ho fatto davvero un capolavoro, no? Ma forse, se un giorno riusciremo a guardare oltre le nostre paure e insicurezze, se riusciremo a scendere dai rispettivi piedistalli, a uscire dai ruoli precostituiti di figlio e genitore, se riusciremo a spogliarci delle aspettative reciproche, ci scopriremo più vicini di quanto pensiamo. E chissà, magari in questo capolavoro imperfetto troveremo il nostro vero legame, quello che va oltre il sangue, oltre le aspettative, oltre tutto.

Vostro figlio

Questa è una riflessione personale basata sulla mia esperienza di genitore e di figlia, non un giudizio su tutti gli adottati. il titolo ironico vuole evidenziare la complessità del percorso adottivo, i momenti di crisi e le difficoltà che entrambi, adottati e adottanti, possono trovarsi ad affrontare nel costruire un legame autentico.

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