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Figli adottivi anaffettivi?

Lettura: 2 minuti

  • Dimostrare affetto, che impresa!
  • Le possibili motivazioni
  • Indipendenza vs. sete d’amore
  • L’attaccamento verso i genitori

Nel variegato mosaico delle esperienze umane, l’adozione emerge come un capitolo complesso, coinvolgente e sconvolgente dal punto di vista emotivo.

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Le voci di coloro che vivono il cammino dell’adozione parlano di tante sfumature affettive, di tonalità diverse e al contempo mutevoli di esternare il bene provato. Questi atteggiamenti non sono sempre di facile interpretazione per i genitori. La mia personale esperienza di figlia, madre, sorella e amica nell’adozione mi ha permesso di toccare con mano la molteplicità di modi con cui gli adottati manifestano amore e attaccamento. Vi lascio le mie considerazioni nella speranza che possano essere utili a qualcuno.

Dimostrare affetto, che impresa!

C’è un sottile equilibrio tra il dichiarare amore e l’abbracciare l’affetto, un’armonia che per alcuni figli adottivi risulta ardua da conquistare. Esistono racconti struggenti di persone che, pur immerse nell’amore offerto dai loro genitori adottivi, si sforzano invano di manifestare apertamente il proprio affetto e si sentono in colpa per quello che riconoscono essere un limite. Un muro invisibile sembra ergersi, a tratti, tra l’interno sentire e l’esternazione dell’amore sentito. Un paradosso che sfida le convenzioni affettive e apre una finestra sulla complessità e le fatiche che caratterizzano le relazioni adottive.

Alcuni figli adottivi, per motivi legati alle vicissitudini dell’adozione stessa (traumi passati, esperienze ripetute di abbandono), trovano difficile tradurre i sentimenti profondi in gesti tangibili. L’abbraccio, gesto che dovrebbe venire naturale e spontaneo nell’ambito familiare, o perfino il solo sfiorare il corpo altrui, si tramuta in una recinzione spinata da superare. Come se le parole dell’anima si perdessero nel passaggio tra il sentire e l’agire.

Le possibili motivazioni

Le ragioni sono varie e se ne possono presentare più di una alla volta, a seconda dell’età in cui avviene l’adozione: dall’incredulità di vedersi finalmente degni d’amore, alla difficoltà di accettare e riconoscere in due estranei i nuovi genitori. Dal sentire il corpo del genitore come non affine al proprio nella forma, nel colore, nell’odore e nei gesti, a una fiducia tutta da costruire con le nuove figure di riferimento dopo tante amare delusioni.

Come ben sappiamo, quando il meccanismo istintivo della fiducia si spezza per la prima volta, si può ricostituire soltanto con molta fatica. Ci sono paure profonde, come il timore di affezionarsi per essere nuovamente abbandonati, ancora per decisione e volontà altrui, o a causa delle leggi naturali della vita – di cui magari si è già fatto esperienza che vedono i genitori andarsene prima dei figli.

Indipendenza vs. sete d’amore

L’indipendenza diventa una strategia difensiva, un rifugio per proteggersi da ulteriori perdite dolorose. Alcuni figli sviluppano un esasperato atteggiamento di autonomia per nascondere la loro sete d’affetto: non possono contare su nessuno, se non su loro stessi. I genitori li descrivono come freddi e distanti. Altri si adattano alla nuova situazione, compiacciono i genitori adottivi in modo estremo, plasmandosi nel figlio biologico che essi non hanno potuto generare. Nonostante i traumi e la precarietà vissuta nell’infanzia, abbracciano l’amore con una forza straordinaria e ne diventano fortemente dipendenti: manifestano una profonda necessità di sentirsi amati e ricambiano questo affetto con una generosità sorprendente – a volte superiore allo slancio amorevole dei genitori – sacrificando i loro bisogni più profondi per non contrariarli e scontentarli.

In entrambi i casi, l’adottato non può sviluppare appieno la propria personalità, e il profondo disagio che deriva dal non poter esprimere se stesso intensifica la sua incapacità a proiettarsi con fiducia e affetto anche verso chi non appartiene alla sfera familiare, come le relazioni amicali e le nuove conoscenze.

Intrigante è il caso – come il mio – di quei figli adottivi i quali, divenuti genitori adottivi a loro volta, si trovano a destreggiarsi in un territorio emotivo ancora più complesso. Il passaggio dal ruolo di figlio a quello di genitore apre scenari sfidanti: alcuni si ritrovano a lottare nell’intricato groviglio di emozioni con le stesse difficoltà affettive che hanno caratterizzato la loro giovinezza, altri riversano sui figli tutto l’affetto che non sono riusciti a esprimere fino a quel momento. La ciclicità della questione affetto diventa un bell’enigma che rimette tutto in discussione.

L’attaccamento verso i genitori

Laddove molti figli adottivi sviluppano relazioni affettuose e sufficientemente sicure con i loro genitori adottivi (l’ombra dell’abbandono incombe sempre), altri esprimono un attaccamento evitante, ansiogeno oppure ambivalente, influenzato dalla qualità delle cure ricevute nella prima infanzia e dalla capacità degli adulti di riferimento di rispondere ai loro bisogni emotivi. Anche il genere di legame che si sviluppa nel tempo con i genitori adottivi è fondamentale. Se da questi tipi di relazione la persona adottata è stata particolarmente danneggiata, può scaturire un inconsapevole atteggiamento utilitaristico, inteso come un attaccamento basato su necessità pratiche e di soddisfacimento dei bisogni primari e immediati, senza un reale coinvolgimento emotivo.

In conclusione, l’adozione disegna una tela affettiva variegata, dove ogni filo racconta una storia unica. La difficoltà a esprimere affetto da parte di alcuni figli adottivi è un invito a comprendere l’importanza di un legame autentico con la propria identità e della consapevolezza della propria storia. È un richiamo particolare ai genitori a prestare continua attenzione all’esperienza adottiva dei propri figli e a coltivare relazioni basate sulla comprensione profonda e sulla verità.

Avvertenza: Le opinioni e i punti di vista espressi negli articoli presenti su questo sito riflettono esclusivamente il pensiero dell’autrice, Alessandra Pritie Maria Barzaghi. Tutti i contenuti sono pensati per offrire spunti di riflessione utili e interessanti, e momenti di approfondimento su tematiche adottive, e non hanno finalità di consulenza psicologica, medica o legale. La riproduzione dei materiali presenti in questo sito è consentita solo previa autorizzazione scritta dell’autrice.

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