L'adozione è parte di me

Sono legata a doppio filo con l’adozione,

quello di andata non l’ho scelto,

quello di ritorno sì, e con grande convinzione.

L’adozione appartiene alla mia storia di figlia, e in questa fase matura della mia evoluzione personale, posso affermare con certezza di averci fatto i conti. Una parte di me riesce ad andarne anche un po’ fiera.

 

Come tutti i figli di questo mondo, un giorno però smetterò di essere figlia: l’ordine naturale e crudele delle cose stabilisce che il ruolo mi apparterrà soltanto finché saranno in vita le mie figure genitoriali.

 

Dunque, prima o poi smetterò di essere anche figlia adottiva – questo è lo stigma che tuttora accompagna noi adottati – ma l’adozione continuerà a riguardarmi come madre adottiva, giacché nell’ordine naturale delle cose rientra anche l’interdipendenza dei ruoli di genitore e figlio.

 

Insomma, chi come me è figlio e genitore per adozione sa bene che l’adozione è uno dei luoghi dove abiterà finché avrà vita e nonostante tutto.

Con la Presidente della giuria, dott.ssa Ileana Tudor, e la Vicepresidente Suor Rina Della Bartola, alla cerimonia di premiazione del Premio Letterario Nazionale e Internazionale 2022 “Vinceremo le malattie gravi”. 

Di adozione scrivo e parlo volentieri,

lo faccio dalla prospettiva inedita

di chi ha provato entrambi i risvolti della medaglia.

Questa doppia esperienza forse mi autorizza a sollevare alcune questioni fondamentali: oggi servono nuovi modi per decifrare l’adozione, per dibattere e per informare sull’adozione.

 

È fuorviante considerare l’adozione come una soluzione: essere adottati è una peculiarità, una condizione esistenziale, e non si può risolvere una condizione.

 

Il dolore dell’abbandono e il trauma dell’adozione non sono problemi da sistemare o disturbi da guarire.

Abbandono e adozione sono caratteristiche intrinseche

della persona abbandonata e adottata.

Se ci si porrà in quest’ottica, adottare e prendersi cura di una persona abbandonata nell’infanzia diverranno autentici atti d’amore fatti nel modo più rispettoso possibile della storia pregressa dell’adottato e del suo sentire.

Se ci si porrà in quest’ottica, essere quella persona abbandonata e adottata renderà più fluido il riconoscimento di un dato di fatto: l’irreversibilità della propria condizione e l’accettazione di un sé spesso poco accoglibile.

L’adozione non è un’azione di salvataggio, dove c’è un eroico salvatore e un derelitto salvato per sempre.

Questo è il presupposto da cui parto nel compito che mi sono assegnata: contribuire con la mia duplice visione e posizione antitetica a diffondere la corretta cultura dell’adozione.

 

L’adozione ha in sé un significato più elevato di quello che le viene attribuito da anni: implica una costruzione lenta di un legame dove un bambino entra in una famiglia e a poco a poco si trasforma in figlio attraverso la fiducia, e due genitori ricevono il dono di fare un’esperienza unica di crescita individuale e di coppia, e si evolvono essi stessi in un percorso nel quale riconoscono il figlio come portatore di ricchezza nella famiglia che andrà a consolidarsi nel tempo.

 

Considerato il numero rilevante di crisi adottive e il dilagare delle incomprensioni familiari nella realtà adottiva, è doveroso attuare un cambio di paradigma al più presto: va stabilito un nuovo equilibrio nell’incontro tra genitori e figli, va riscritto il significato di questo rapporto che deve trasformarsi in uno scambio paritetico, un incontro tra due bisogni di pari valenza.

Ritengo possibile questo bilanciamento soltanto se nel dibattito verranno accolte anche le voci dei figli adottivi,

i veri protagonisti dell’adozione,

e verrà dato risalto anche alla loro prospettiva,

nonché alle loro fatiche.

Dal canto mio, mi adopero con la scrittura per portare l’adozione fuori dagli spazi dove rischia di cristallizzarsi come un argomento di nicchia, destinato alla discussione e al confronto soltanto tra le parti interessate, mentre il resto del mondo rimane all’oscuro di informazioni importanti. Raccolgo e diffondo testimonianze di adozione attraverso il mio blog, tengo presentazioni e seminari sulle tematiche del mio libro “Le verità dei figli adottivi”, fornisco consulenza sull’esperienza dell’adozione a enti e associazioni.

 

Come cofondatrice di Punto.Adozione – hub per le persone che vivono l’adozione – metto a disposizione uno spazio di condivisione e mutuo aiuto per gli adottati, affinché si sentano meno soli, possano stringere legami utili e significativi, e con la speranza che si costituisca una rete di solidarietà reciproca tra persone che hanno in comune il medesimo vissuto, i medesimi valori e le stesse idee.

 

Punto.Adozione pone l’accento su questioni tanto essenziali quanto attuali che riguardano l’esperienza adottiva, e per questo è aperto a tutti gli attori dell’adozione, genitori, insegnanti, operatori, e a chiunque desideri confrontarsi sulle tematiche legate al mondo dell’adozione.