“Ero sempre stato la seconda scelta di qualcuno.”
Con questa frase potente, la serie Colin in Black & White ci introduce alla profonda ferita di Colin Kaepernick, giovane di origini miste adottato da una coppia bianca e cresciuto in una comunità prevalentemente bianca. Per molti adottati, il sentimento di essere “la seconda scelta” è devastante, e nel caso di Colin questo si amplifica con il peso della sua identità nera in un mondo che non sembra volerla accettare.
Leggi tutto: Colin in Black and WhiteLa serie, creata da Kaepernick insieme ad Ava DuVernay, esplora la sua esperienza come figlio adottivo in cerca di appartenenza in una società che lo percepisce come un outsider. Colin, come voce narrante, riflette sul fatto di essere stato abbandonato dai genitori naturali e adottato da una coppia che desiderava un terzo figlio. Originariamente, i genitori adottivi avevano scelto un bambino bianco, poi non disponibile. Questa dolorosa verità, che molti adottati conoscono bene, alimenta la sua ricerca di autodeterminazione.
La lotta di Colin per affermare la propria identità non riguarda solo il superamento delle sfide legate all’adozione, ma anche l’accettazione della sua etnicità da parte della società e persino all’interno del suo ambiente familiare. La serie mostra l’intersezione tra due dinamiche complesse: l’essere adottato e il dover affrontare il razzismo. Colin si trova a confrontarsi con le aspettative razziali proiettate su di lui sia dalla società che dalla sua famiglia (white privilege vs. black excellence).
Nonostante l’amore dei suoi genitori adottivi, Colin è costretto a vivere secondo le regole imposte da una società bianca, persino dentro casa sua. La sua famiglia non riesce a comprendere pienamente il mondo da cui proviene e il contesto in cui sta cercando di emergere. Una delle dinamiche più toccanti è proprio questa tensione tra l’amore dei genitori adottivi e la loro incapacità di comprendere le sfide che Colin affronta come giovane nero.
Gli adottati spesso vivono un conflitto interiore: da un lato c’è l’affetto per la famiglia adottiva e il peso della gratitudine, dall’altro la sensazione di essere ‘diversi’, con la frustrazione di non sentirsi compresi fino in fondo. Colin deve affrontare l’ignoranza inconsapevole dei suoi genitori adottivi, che, pur amandolo, minimizzano la sua realtà. Nelle adozioni transrazziali, essere sé stessi senza adattarsi costantemente a ciò che è più ‘confortevole’ per i genitori o per la società è una lotta quotidiana, accompagnata dalla sensazione di dover educare i propri genitori o di sentirsi invisibili nelle proprie battaglie interiori.
Un tema centrale della serie è la ricerca di sé. Colin cerca un senso di appartenenza non solo nello sport, ma anche nella cultura nera da cui si sente spesso estraniato. Il desiderio di riconnettersi con le sue radici, spesso negato o minimizzato, è un bisogno che molti adottati conoscono bene. Un momento emblematico è quando Colin porta al ballo di fine anno Chrystal, una ragazza nera. La famiglia di Chrystal lo accoglie con un pasto abbondante, che include piatti tradizionali come il pollo fritto. Questo contrasta con la cucina più “asettica” e insapore a cui è abituato dalla madre adottiva. Colin sembra apprezzare di più il cibo saporito e l’atmosfera calorosa della famiglia di Chrystal, evidenziando una maggiore sintonia con le sue origini etniche.
La madre adottiva è visibilmente contrariata dalla sua relazione con Chrystal e mostra una chiara preferenza quando, poco dopo, Colin porta al ballo d’inverno una cheerleader bianca. La foto con la ragazza nera viene nascosta in un cassetto, mentre quella con la cheerleader bianca viene esposta con orgoglio.
La pressione per conformarsi è evidente anche quando Colin decide di farsi le treccine. La madre si oppone fermamente, dicendo che così avrebbe avuto l’aspetto di un delinquente. Lo stesso disagio si manifesta quando lo accompagna da un parrucchiere frequentato solo da persone nere. Questi momenti mostrano chiaramente come l’amore, nelle adozioni transrazziali, non basti per comprendere le complessità razziali, culturali e identitarie. Colin adulto lo spiega bene: “Nella vita dei neri serve sempre l’approvazione dell’uomo bianco” e “si fa tutto nel loro modo.”
In questo contesto si inserisce anche un esperimento narrato da Colin adulto: bambini di diverse etnie attribuiscono le stesse caratteristiche negative (“delinquente”, “sporco”) a bambolotti di pelle nera. Questo esperimento rivela quanto profondamente sia radicato il razzismo interiorizzato, sia nei bianchi che nei neri, e dimostra come l’idea di “normalità” sia modellata su uno standard bianco.
La voce narrante di Colin adulto, che ripercorre la sua giovinezza, funge da ponte tra passato e presente. Colin osserva le sue scelte passate con una maggiore consapevolezza e offre una critica sociale che da giovane non riusciva a formulare. Questo rafforza il concetto di autodeterminazione e ribellione, evidenziando come Colin adolescente cercasse di trovare la propria strada in un contesto che non lo valorizzava, mentre Colin adulto lo esorta a resistere alle aspettative e a rivendicare la propria identità.
Nel finale della serie, Colin adulto scrive una lettera al sé stesso adolescente, esortandolo a seguire la sua forza di uomo nero. È un invito a non adattarsi e a non cercare l’approvazione di chi non può comprendere il suo percorso. Colin non accetta più di essere una seconda scelta e, attraverso lo sport, la sua ribellione e la sua identità, decide di costruirsi una strada tutta sua. La sua decisione di voler diventare quarterback, un ruolo storicamente associato ai bianchi e ricco di prestigio, è una sfida aperta al sistema. Nonostante venga scartato da quasi tutte le università perché “non si vede un quarterback nero”, Colin non demorde. Anche quando eccelle nel baseball, uno sport che gli avrebbe garantito successo e denaro, sceglie di seguire la strada del football, contro il parere di genitori e allenatori. Questo rifiuto di accontentarsi è la sua più grande ribellione.
Colin in Black & White è la storia di un figlio adottivo che rifiuta di essere ‘secondo’ a qualcuno e di un uomo che sceglie di non accontentarsi, sfidando un sistema che non l’ha mai voluto al centro. Colin è anche un giovane nero che lotta per affermare la sua unicità e le sue radici in un mondo che cerca di ridurlo a categorie prestabilite.
“Non avevo la conoscenza, la saggezza o il linguaggio per ribellarmi. Non potevo ribellarmi perché non sapevo come farlo. Ma ora? Ora so come farlo. E lo farò.” Questa riflessione è un’ode alla resilienza e un invito ad ascoltare veramente le esperienze degli adottati, riconoscendone la complessità.