Cari amici adottati,
guardatevi dalla fulva leonessa, cieca nella sua ira,
che picchia furente sui tasti per assalirvi:
“Ma che fastidiosi che siete, fate pure le vittime?
Avreste forse preferito restare in orfanotrofio?”
Con un cuore che ruggisce ma non sente,
vi dirà che mai vi potrà capire, anzi, ci rinuncia.
Vi dirà che ricevere in dono una famiglia
è una chance irrinunciabile,
da cogliere senza lamenti né lacrime.
Se vi imbattete in lei, non perdete la calma.
Ricordatele con pazienza
che non è vittimismo, ma è verità.
Noi adottati portiamo cicatrici profonde,
tragedie vissute in silenzio, senza parole, senza voce.
Quando vi dirà che anche gli adulti soffrono,
fatele capire che loro hanno risorse,
consapevolezza e forza,
che noi bambini non avevamo,
per affrontare attese, dolori e delusioni.
Ditele che essere adottati non è solo lasciare un orfanotrofio.
È una tragedia che comincia con una perdita,
un trauma che segna l’anima e il cuore,
è entrare in un mondo popolato di estranei,
che porta nuove fatiche e non riempie ciò che si è perso.
Ogni esperienza di adozione ha due facce,
ma la nostra, quella dei figli,
resta spesso nascosta nell’ombra.
Queste storie, le nostre storie,
meritano d’essere ascoltate, meritano la luce.
Includere le voci degli adottati
non toglie nulla ai genitori adottivi,
ma arricchisce la comprensione del nostro vissuto,
costruisce con loro un legame più vero,
più autentico, più umano e consapevole.
Gli adulti hanno scelto di adottare,
con tutte le sfide che questo comporta,
ma noi bambini non abbiamo avuto scelta.
Abbiamo il diritto di dire la nostra,
perché è il silenzio che ci ancora al dolore.
Non si tratta di chi ha ragione o torto,
né di fare classifiche del dolore,
ma di creare un dialogo che sappia comprendere.
E per comprendere, bisogna avvicinarsi all’altro
con il desiderio di ascoltare e conoscere.
Riconoscere il nostro dolore
accoglie la complessità di ciò che siamo.
Chissà che un giorno anche la fulva leonessa,
placata la sua acredine, smetterà di ruggire,
e inizierà a vedere davvero, con un cuore calmo.
E tutti insieme, figli e genitori,
impareremo a camminare, fianco a fianco,
in questo lungo, complesso viaggio,
dove non ci sono eroi né salvati,
solo anime che crescono in un’alleanza chiamata adozione.