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Adottare non è “diventare genitori”

  • Le radici storiche dell’adozione
  • La lenta evoluzione del concetto di adozione
  • I rischi di forzare il legame
  • Ricchezza reciproca nell’adozione
  • Verso un’adozione consapevole

Tempo di lettura: 2 minuti

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Radici storiche dell’adozione

C’è un grande equivoco nell’adozione, con radici storiche profonde. Da decenni, molte persone hanno una visione distorta di ciò che implica questo percorso. Dal Dopoguerra e, in particolare, con la legge 184 del 1983, l’adozione è stata vista come un modo per dare un figlio a chi non poteva averne. Con le difficoltà a reperire bambini in Italia, è iniziata la pratica dell’adozione internazionale.

Inizialmente, si richiedeva ai genitori adottivi di dimostrare la loro infertilità, spesso consentendo l’adozione solo a chi aveva superato i 45 anni. Questo modo di pensare sostiene che adottare significhi semplicemente diventare genitori, come se il ruolo biologico fosse automaticamente trasferito attraverso l’“evento adozione”.

La lenta evoluzione del concetto di adozione

Questa prospettiva antiquata persiste ancora oggi, nonostante i cambiamenti nella percezione dell’adozione e la crescente consapevolezza che adottare significa rispettare il diritto fondamentale di un bambino ad avere una famiglia amorevole e stabile. Fortunatamente però si va verso una nuova visione dell’adozione: non viene più vista solo come una soluzione all’infertilità, ma piuttosto come un atto di responsabilità e impegno nei confronti di un bambino che ha bisogno di una famiglia. Questa evoluzione positiva è un passo nella giusta direzione, ma è importante distinguere tra il riconoscimento del diritto del bambino e la tendenza a forzare la creazione di un legame familiare.

I rischi di forzare il legame

La transizione verso una famiglia adottiva può essere particolarmente complessa per il bambino, soprattutto quando gli viene richiesto di adattarsi rapidamente alla nuova realtà familiare. Questa pressione spesso deriva dal desiderio dei genitori adottivi di colmare un vuoto emotivo, spingendo il bambino a riconoscere come madre e padre due persone che fino a poco tempo prima erano degli estranei.

Questa aspettativa può portare a sentimenti di confusione, isolamento e persino dissociazione nel bambino, che si trova a dover navigare tra i propri ricordi della famiglia di origine, le nuove dinamiche familiari e un mondo tutto nuovo. È essenziale comprendere che il processo di adattamento non può essere affrettato. Il bambino deve essere messo nelle condizioni di elaborare il lutto per la perdita o l’abbandono dei propri genitori naturali, un processo che richiede tempo e sostegno emotivo continuo.

I genitori adottivi sono fondamentali nel fornire il supporto necessario affinché il bambino si senta sicuro e amato durante il suo percorso di adattamento, ma l’adozione non deve essere vista come un rimedio o un gesto riparatorio di un abbandono: deve rappresentare una reale opportunità offerta al figlio adottato per realizzarsi pienamente come persona.

Essere genitori adottivi significa essere adulti solidi e duttili, sempre presenti al fianco del bambino, permettendogli di riconoscersi gradualmente come figlio. Questo approccio empatico e rispettoso crea le basi per una crescita armoniosa e un legame familiare autentico, dove il benessere del bambino è sempre al centro.

Ricchezza reciproca nell’adozione

È inoltre fondamentale ripristinare l’equilibrio nell’incontro tra genitori e figli adottivi, riscrivendo il significato del rapporto adottivo come uno scambio paritetico: anche il figlio adottivo porta ricchezza nella famiglia. Dunque, l’adozione non è più un’azione di salvataggio con un eroico salvatore e un derelitto salvato, ma diventa una costruzione lenta di un legame: un bambino che entra in una famiglia e che, a poco a poco, si trasforma in figlio attraverso la fiducia. E non importa quanto ci potrà volere, quei genitori dovranno essere pronti ad accettare che il percorso può essere lungo e spinoso e coinvolge inevitabilmente tutta la famiglia, richiedendo una predisposizione ad accogliere incondizionatamente i bisogni reciproci.

Mamma e papà saranno continuamente chiamati allo sforzo di apertura e rimodulazione di sé stessi che il ruolo stesso di genitore adottivo comporta, sforzo che peraltro hanno già fatto nel momento in cui si sono resi disponibili. È importante che continuino a prestare attenzione all’esperienza adottiva del figlio anche adulto, senza considerarla conclusa dopo un ragionevole numero di anni. L’adattamento e l’accettazione della condizione adottiva sono processi in continua evoluzione, e un’attenzione costante è essenziale per sostenere un rapporto così unico e speciale.

Verso un’adozione consapevole

In conclusione, l’adozione dovrebbe essere vista come un percorso graduale e rispettoso, che mette al centro il benessere emotivo del bambino. Questo significa rispettare i tempi e le esigenze del bambino nell’adattarsi alla nuova realtà familiare, evitando di forzare una nuova identità familiare. Dare al bambino il tempo necessario per costruire legami significativi è fondamentale. Un approccio paziente e considerato non solo aiuta a costruire una relazione sana e duratura, ma è anche essenziale per garantire il futuro emotivo e psicologico del bambino.

Avvertenza: Le opinioni e i punti di vista espressi negli articoli presenti su questo sito riflettono esclusivamente il pensiero dell’autrice, Alessandra Pritie Maria Barzaghi. Tutti i contenuti sono pensati per offrire spunti di riflessione utili e interessanti, e momenti di approfondimento su tematiche adottive, e non hanno finalità di consulenza psicologica, medica o legale. La riproduzione dei materiali presenti in questo sito è consentita solo previa autorizzazione scritta dell’autrice.

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