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La chimica dell’adozione

  • Illusioni e realtà
  • Infatuazione e ricerca di somiglianze
  • Pressioni sociali
  • L’impatto delle esternazioni genitoriali sulle emozioni dei figli
  • Il senso dell’adozione

Tempo di lettura: 2 minuti

“Appena l’ho visto, l’ho sentito subito mio figlio!”

“Nostra figlia era destinata a noi!”

“È stato amore a prima vista!”

Sento spesso risuonare dichiarazioni enfatiche come queste tra i genitori adottivi. Sono molto toccanti, manifestano un affetto istantaneo e un senso di predestinazione profonda.

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Aver vissuto l’adozione da due prospettive differenti, sia come madre che come figlia, mi ha fatto provare sentimenti contrastanti e profondi, tuttavia posso affermare con certezza di non avere mai avvertito, in nessuno dei due “ruoli”, quel senso di connessione immediata e di fato ineludibile. Sebbene ogni incontro sia stato carico di emozioni intense, fatico a ritrovarmi nella comune narrazione romantica: la sensazione di essere stati destinati gli uni agli altri, fatti per incontrarsi e formare una famiglia.

Questo sentimento è condiviso anche da altre persone adottate, un fatto che mi ha spinto a riflettere sul tema del riconoscimento reciproco istantaneo e su una complessità emotiva ancora poco esplorata. In particolare, mi sono interrogata sull’effettiva esistenza di una chimica di attrazione spontanea nell’adozione, quella “giusta miscela” che dovrebbe scatenare un legame istintivo.

Condivido queste riflessioni con la speranza che possano essere utili a comprendere meglio i sentimenti degli adottati, e soprattutto che possano offrire conforto a coloro che, come alcuni figli adottivi con cui ho parlato, potrebbero sentirsi in imbarazzo o in colpa, oppure avvertire un senso di inadeguatezza di fronte alle espressioni accorate dei propri genitori.

Illusioni e realtà

Non vi è dubbio che il legame tra genitori e figli sia un fenomeno complesso: coinvolge una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali. Quando si parla di adozione, molti genitori affermano di sentire fin da subito un “attaccamento adottivo” paragonabile al legame biologico. Assimilano alla gestazione i lunghi mesi di attesa dell’incontro con il figlio. Narrano di esperienze intense, descrivendo un amore a prima vista e una connessione immediata con il loro bambino. Affermano di aver sempre saputo che quel bambino era destinato a far parte della loro famiglia, cercando e individuando somiglianze estetiche, gestuali, o persino di gusti e preferenze, in grado di rafforzare il legame.

Ma questo sentire è genuino, oppure è influenzato da aspettative e desideri profondi? In che misura queste esternazioni ricche di affetto sono un sentimento reale provato dai genitori? E la chimica che si sprigiona, davvero si trasforma subito in amore autentico? Oppure, alle prime incomprensioni questo sentimento svanisce rapidamente, proprio come è sbocciato, lasciando dietro di sé più un senso di obbligo che di amore?

Infatuazione e ricerca di somiglianze

Come ci hanno spiegato spesso gli scienziati, l’amore non è altro che chimica. Quando qualcuno ci piace, nel nostro organismo si innescano delle reazioni chimiche. Tutti almeno una volta abbiamo sperimentato quella sensazione inebriante e meravigliosa che si manifesta quando incontriamo una persona con cui inconsciamente desideriamo un’intesa e un legame.

A mio avviso, nell’adozione questi sentimenti comprensibili umanamente, sono la conseguenza di un lungo processo di attesa e preparazione, dove aspettative e desideri si accumulano, alimentando l’emozione e inducendo un’anticipazione mentale dell’incontro con il bambino.

Nei racconti riferiti dalle coppie durante le prime fasi dell’abbinamento e del periodo post-adozione, noto spesso una fusione tra desiderio e illusione, la convinzione che quella è l’unica strada tracciata dal destino. La ricerca di somiglianze diventa così una validazione emotiva dell’esperienza drammatica dell’infertilità e l’unione decisa dagli operatori, più che dal fato, consolida il senso di appartenenza reciproca.

Pressioni sociali

La percezione di una “sensazione d’amore immediata” nell’adozione è anche influenzata dalle aspettative e dalle pressioni sociali. Ancora oggi, nella nostra società, l’attaccamento istantaneo è visto come un indicatore del successo dell’adozione, aggiungendo un ulteriore carico sulle spalle dei genitori adottivi. Frasi come “siete stati bravi”, “si vede che il bambino è felice” e “questo bambino è stato fortunato” riflettono e alimentano queste aspettative.

A ciò si aggiunge una sorta di auto-suggestione scaramantica: la convinzione che tutto è andato secondo i propri desideri, assicurando il successo dell’adozione. L’assimilazione dell’evento adottivo a una nascita sembra riflettere la volontà inconscia di adattare la realtà ai propri ideali, cercando di far coincidere i fatti con ciò che si vorrebbe fosse vero.

L’impatto delle esternazioni genitoriali sulle emozioni dei figli

Dietro le parole dei genitori c’è una dimensione affettiva straordinaria e potenzialmente rassicurante per il bambino, che tuttavia va espressa con cautela. Che sia autentica o meno, la percezione di un innamoramento immediato può rappresentare un peso per i figli: genera pressioni a conformarsi a un modello ideale di famiglia immaginato e voluto dai genitori. Quando i genitori esprimono pubblicamente o privatamente un attaccamento immediato, il figlio può sentirsi in dovere di corrispondere a questa aspettativa, anche se i suoi sentimenti sono più complessi o richiedono più tempo per svilupparsi.

È importante tenere presente che il bambino porta con sé il ricordo dello strappo subito e, all’arrivo in famiglia, si trova di fronte a estranei con i quali può essere difficile comunicare il proprio dolore, anche a causa delle eventuali barriere linguistiche.

Questa dinamica genitoriale può portare i figli a nascondere eventuali dubbi o sentimenti contrastanti, contribuendo così a un carico emotivo che diventa opprimente nel corso del tempo. I genitori devono essere consapevoli di questo possibile impatto, moderando le manifestazioni di entusiasmo, e promuovendo un ambiente in cui i figli si sentano liberi di esprimere apertamente i propri sentimenti, senza la paura di deludere o di non essere compresi.

Il senso dell’adozione

Come in tutte le relazioni, anche nel legame adottivo l’amore autentico va costruito attraverso un processo di conoscenza reciproca, la cui fase iniziale è sempre caratterizzata da infatuazione, euforia e felicità per aver incontrato una personcina che potrebbe colmare un bisogno profondo personale. L’amore reciproco richiede tempo per crescere attraverso una connessione più profonda, esperienze condivise e sforzi congiunti nel costruire un legame significativo basato sulla comprensione e sulla fiducia.

La chimica sentita dai genitori resta un aspetto importante con il passare dei mesi e degli anni, ma va affiancata dal linguaggio: dovrebbe lasciare spazio alle parole e a una comunicazione efficace, per far virare quel rapporto verso l’amore che dovrà continuare a nutrirsi, a crescere, a migliorare. E per far ciò, i genitori dovranno prestare continuamente attenzione all’esperienza adottiva del figlio, creando attorno alla famiglia una protezione resistente a possibili crisi future, in particolare nel periodo dell’adolescenza – tenendo presente che nell’adottato le difficoltà di questa fase hanno motivazioni più profonde rispetto a un figlio biologico – e nel momento delicato della ricerca delle origini.

Comprendere tutto questo diventa più spontaneo se si parte da una visione empatica e aperta dell’adozione, dove adottare non significa diventare genitori, acquisire un figlio ed espandere una famiglia, ma mettersi a disposizione per offrire un’opportunità a un altro essere umano.

Avvertenza: Le opinioni e i punti di vista espressi negli articoli presenti su questo sito riflettono esclusivamente il pensiero dell’autrice, Alessandra Pritie Maria Barzaghi. Tutti i contenuti sono pensati per offrire spunti di riflessione utili e interessanti, e momenti di approfondimento su tematiche adottive, e non hanno finalità di consulenza psicologica, medica o legale. La riproduzione dei materiali presenti in questo sito è consentita solo previa autorizzazione scritta dell’autrice.

Questo articolo ha 3 commenti

  1. Dunia

    Quanto scritto è molto importante dal mio punto di vista rispetto alle aspettative dei genitori che si trovano a dover affrontare le difficoltà degli stessi figli adottivi, spesso avendo saltato la fase della gravidanza e dell’ infanzia si rischia di non pensare che veramente c’è un pezzo mancante da parte loro e va combinato con il vuoto dello stesso figlio attraverso un rapporto fatto di certezze ad essere compresi e sostenuti con convinzione che la cosa essenziale è la serenità del bambino.sono d’accordo sul fatto che adottare non è diventare genitori ma dare un’ opportunità sia al figlio che al genitore.
    Grazie

  2. Dunia

    Vi consiglio di leggere tutto l’ articolo perché evidenzia delle situazioni e argomenti molto interessanti sia dal punto di vista del genitore che accoglie che dal punto di vista del figlio che viene accolto. Sono spunti importanti per avere un rapporto iniziare un rapporto di Dono reciproco.

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