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Rinascita: perché è sbagliato evocare questo concetto nell’adozione

4 motivi spiegati da persone adottate

  • Annullamento del passato
  • Ripristino dei diritti fondamentali
  • Riconoscimento dell’identità plurale
  • Presunzione del passato negativo
  • Rinascita come opportunità

Tempo di lettura: 2 minuti

L’adozione è un incontro tra storie e un cammino che si snoda tra passato, presente e futuro. Spesso, tuttavia, si cade nell’errore di evocare il concetto di rinascita o nuova nascita per il bambino adottato. Questo approccio, seppur mosso da buone intenzioni, porta con sé una serie di problematiche e misconcezioni che possono influenzare profondamente il percorso di integrazione e identità del bambino. Da un mio confronto con altre persone adottate sono scaturiti quattro motivi per cui si dovrebbe evitare di utilizzare questo linguaggio.

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1. Annullamento del passato

“Io sono nata dalla pancia di mia mamma, poi magari mi è stata data l’opportunità di una famiglia ma non mi sento rinata.”

Evocare la rinascita nel contesto dell’adozione può rischiare di annullare completamente il passato del bambino adottato, relegandolo a un’esistenza esclusivamente negativa. Trattare la sua esperienza precedente come se non avesse alcun valore equivale a considerare insignificante la sua nascita biologica. Ogni esperienza, positiva o negativa, contribuisce alla costruzione dell’identità di una persona.

2. Ripristino dei diritti fondamentali

“Accetterei il concetto di rinascita solo se implica il ripristino di quel diritto, che spetta a tutti, di avere una buona vita appena veniamo messi al mondo.”

Il concetto di rinascita dovrebbe essere accettato solo se implica il ripristino del diritto di ogni individuo di avere una buona vita fin dal momento della nascita. Evocare la rinascita senza considerare i diritti fondamentali di un bambino può essere ingiusto e alienante.

3. Riconoscimento dell’identità plurale

“Nascere due volte non è una definizione che mi piace! Io purtroppo in questo periodo non mi sento nata due volte.”

L’identità di una persona è plasmata dalle esperienze pregresse e presenti, sia quelle precedenti all’adozione che quelle successive. Negare o minimizzare il valore del passato di un bambino adottato significa ignorare una parte fondamentale della sua identità. In tanti altri tipi di esperienze traumatiche, non si chiede alla persona che le ha vissute, di far finta di non essere esistita prima.

4. Presunzione del passato negativo

“Avevo una vita prima di essere adottata che non ho più avuto. Sono nata un’altra volta perché ho imparato un’altra lingua, ho avuto una nuova casa, una nuova famiglia, una nuova identità sociale. Sono due vite diverse.”

Non è corretto presupporre che il bambino abbia vissuto il suo passato come esclusivamente negativo al 100%. Ogni esperienza è soggettiva e complessa, e ciò che potrebbe sembrare negativo agli occhi degli altri potrebbe essere considerato normale o persino positivo per il bambino inconsapevole dell’esistenza di alternative “migliori”. Adattarsi a una nuova realtà richiede tempo e sforzi considerevoli.

È importante riconoscere che la rinascita non implica necessariamente un annullamento completo del passato o una negazione delle esperienze precedenti.

Ogni individuo è il risultato di un insieme complesso di esperienze, sia positive che negative, e queste esperienze contribuiscono alla formazione della propria identità.

Rinascita come opportunità

La vera rinascita consiste nel trovare la forza e la volontà di superare le difficoltà passate, di trarre insegnamenti da esse e di utilizzare tali esperienze per crescere e maturare. È un processo di trasformazione che incorpora il passato nell’identità futura, anziché rifiutarlo completamente.

Il concetto di rinascita può inoltre variare a seconda dell’età in cui avviene l’adozione e dell’esperienza individuale.

“C’è una notevole differenza di visione tra chi è stato adottato a pochi mesi con zero ricordi concreti, e chi ha vissuto anni nella famiglia biologica o in istituto e poi con l’adozione ha dovuto ripartire da zero nel creare legami, abitudini, fiducia, e a volte anche lingua, cultura.”

In conclusione, è importante considerare che ogni bambino merita l’opportunità di una vita piena e appagante. E, in particolare, ai bambini adottati va garantito un approccio più inclusivo e rispettoso della loro storia.

Personalmente propendo per l’utilizzo del termine “opportunità”, un concetto che abbraccia l’idea di un ripristino di diritti e di equità per tutti i bambini, indipendentemente dalle loro circostanze di vita precedenti.

Avvertenza: Le opinioni e i punti di vista espressi negli articoli presenti su questo sito riflettono esclusivamente il pensiero dell’autrice, Alessandra Pritie Maria Barzaghi. Tutti i contenuti sono pensati per offrire spunti di riflessione utili e interessanti, e momenti di approfondimento su tematiche adottive, e non hanno finalità di consulenza psicologica, medica o legale. La riproduzione dei materiali presenti in questo sito è consentita solo previa autorizzazione scritta dell’autrice.

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