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La marcia in più dei genitori adottivi

Che cosa serve davvero per essere buoni genitori adottivi?

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Il compito impervio dei genitori adottivi
  • Conoscere i veri bisogni dei bambini adottati
  • Preparazione vs. carenze dei genitori adottivi
  • Affrontare l’impensabile
  • I parametri che valutano l’idoneità
  • I superpoteri del genitore adottivo
  • Adottare non è diventare genitori
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Il compito impervio dei genitori adottivi

Essere madri e padri è complesso, ma il compito dei genitori adottivi implica un livello di perizia che pochi possono comprendere appieno.

Mentre buon senso e istinto sono ancora consigliati per affrontare le sfide della genitorialità, essi diventano ancor più cruciali quando si tratta di bambini adottati.

L’impulso naturale a prendersi cura di questi bambini è spesso forte negli adulti, che li vedono come individui bisognosi e svantaggiati. Tuttavia, quando essi crescono e affrontano un mondo complicato e non sempre accogliente verso chi ha una storia e una fisionomia diverse, i genitori possono rendersi conto che il tanto decantato istinto potrebbe non essere più sufficiente.

Conoscere i veri bisogni dei bambini adottati

Nell’Europa post-bellica, l’emergere di movimenti umanitari dedicati a salvare e proteggere l’infanzia dai traumi della guerra ha portato la società a considerare i bisogni fondamentali dei bambini come universali e costanti.  Questo sviluppo è stato alimentato dalla nascita e diffusione di teorie psicologiche e di programmi di assistenza. Tuttavia, la realtà dimostra che tali bisogni possono variare notevolmente in base al contesto culturale e sociale in cui il bambino si trova. Questo mette in evidenza l’importanza di adottare un approccio più flessibile e sensibile alle esigenze individuali dei bambini, anziché aderire rigidamente a ideali presumibilmente globali che potrebbero non essere appropriati o adattabili. Nell’ambito dell’adozione, i bisogni primari dei bambini possono derivare da esperienze e contesti molto diversi da quelli occidentali. Ciò che accomuna queste situazioni è la mancanza di attenzione psicologica ai bisogni emotivi e affettivi dei minori, che richiede un’attenzione più mirata e approfondita.

Preparazione vs. carenze dei genitori adottivi

La scarsa preparazione sul vissuto e sui sentimenti del bambino adottato può portare a situazioni critiche, spingendo i genitori confusi a ritornare ai modelli educativi tradizionali, ereditati dai propri genitori biologici e solidamente radicati. Quando i problemi già appaiono insormontabili e le situazioni incancrenite, essi si rivolgono a esperti, non sempre competenti. A livello accademico, nell’adozione permane un gap: la preparazione dei professionisti nella relazione di aiuto è ancora carente, in quanto poco approfondita durante la formazione. Inoltre, possedere le capacità tecniche non significa avere la capacità di lavorare con tutte le persone indistintamente.

Affrontare l’impensabile

Non tutti sono pronti per affrontare un post-adozione complicato, e oggi molti post-adozione lo sono, per via della tipologia di minori giunti in adozione negli ultimi anni. Il cammino verso la solidità genitoriale si basa inevitabilmente sull’apprendimento attraverso tentativi ed errori, ma nell’ambito dell’adozione, gli errori possono assumere proporzioni considerevoli, data la complessità delle situazioni iniziali e lo svantaggio di non conoscere la storia pregressa dei bambini. Troppo spesso, i genitori vengono accusati delle crisi adottive che insorgono in famiglia. Questo pregiudizio crea un circolo vizioso di colpa che danneggia ulteriormente un nucleo familiare che si percepisce debole di per sé, in quanto non basato sulla “normalità” del legame di sangue.

Personalmente, ritengo che incomprensioni familiari e allontanamenti temporanei o definitivi (i cosiddetti fallimenti adottivi) non debbano essere attribuiti de facto ai genitori oppure ai figli. La fortuna gioca un ruolo importante nel riconoscersi famiglia: la personalità del minore, la sua storia, i traumi, le risorse, la capacità di adattamento si combinano in modi unici all’interno della nuova costellazione familiare con altrettante caratteristiche complesse degli altri suoi membri.

L’evento adozione stesso è un trauma. Alcuni bambini si adattano bene, mentre altri lottano, trasportando la loro rabbia e frustrazione nella famiglia attraverso meccanismi di rivalsa e proiezione che possono cogliere di sorpresa i genitori.

I parametri che valutano l’idoneità

L’idoneità degli aspiranti genitori adottivi viene determinata nei colloqui di valutazione, ma non sempre in modo efficace: non è stata ancora definita una prassi univoca sul territorio, e la chiave di lettura per rilevare l’adeguatezza delle coppie è rimasta fondamentalmente l’insieme della capacità di educare, di mantenere e di formare un figlio, e più di recente anche l’idoneità affettiva (legge di riforma 149/2001). Non più quindi soltanto l’accertamento della sussistenza dei mezzi economici o dell’idoneità fisica sufficienti in passato.

È un bene che oggi i requisiti accertati dai servizi socioassistenziali degli enti locali, comprendano anche il soddisfacimento del bisogno di affetto di cui un minore non può essere privato per il suo benessere e per il suo sviluppo armonioso, fisico e psichico. Tuttavia, è ancora carente o nulla la rilevazione accurata di quelle risorse genitoriali peculiari che possono diventare preziosissime man mano che la personalità del bambino adottato evolve.

I superpoteri del genitore adottivo

Dal mio punto di vista, un genitore adottivo ideale dovrebbe possedere una sensibilità spiccata, una profonda comprensione del vissuto emotivo del bambino, la capacità di immedesimarsi nelle sue fatiche, e l’elasticità mentale, o duttilità di spirito, ovvero la perspicacia e prontezza nell’apprendere e adattarsi a circostanze complesse che tipicamente possono verificarsi nello sviluppo dell’identità della persona adottata.

È tanto da chiedere, ma la posta in gioco è alta.

Per analizzare i fattori predittivi di una buona genitorialità, andrebbero rivisti i parametri attualmente utilizzati per valutare le coppie, avvicinandoci a una profilazione più attenta possibile alle complessità e alla tipologia dei bambini che arrivano in adozione e che presentano una probabilità di rischio sanitario sempre più elevata.

Adottare non è diventare genitori

Il percorso dell’adozione va oltre la semplice acquisizione del titolo di genitori; è un viaggio complesso che richiede un impegno straordinario: una combinazione di preparazione approfondita e consapevolezza particolare che quel figlio ha una storia pregressa spesso non nota ai genitori, e la rinuncia all’imposizione immediata dei ruoli familiari: solo il tempo dirà se il riconoscimento reciproco figli e genitori si è realizzato spontaneamente.

Adottare va oltre la mera conformità a standard tradizionalmente predefiniti; richiede una dedizione al di là della norma e un impegno a lungo termine per aiutare il bambino a gestire i traumi legati alla sua storia passata e le fatiche derivanti dal suo ingresso in un nuovo mondo.

Questo non significa che ciò che è stato fatto finora non vada bene. In adozione internazionale, ad esempio, la preparazione tiene già conto della consapevolezza culturale: i bambini adottati portano con sé la diversità della loro cultura di origine, e i genitori devono essere disposti ad accettare, rispettare e valorizzare questa diversità. Tuttavia, l’adozione è un processo dinamico e continuo. La preparazione dei genitori non dovrebbe limitarsi alla fase iniziale, ma estendersi nel tempo con l’apprendimento costante e l’adattamento alle nuove situazioni che possono emergere lungo il percorso.

In conclusione, adottare va oltre il concetto tradizionale di diventare genitori: richiede una predisposizione naturale o acquisibile con l’impegno continuo. Solo abbracciando appieno la complessità di questo viaggio, i genitori possono sperare di offrire ai loro figli l’amore e il sostegno necessari per trarre il meglio dall’opportunità ricevuta e realizzarsi pienamente come persone.

Avvertenza: Le opinioni e i punti di vista espressi negli articoli presenti su questo sito riflettono esclusivamente il pensiero dell’autrice, Alessandra Pritie Maria Barzaghi. Tutti i contenuti sono pensati per offrire spunti di riflessione utili e interessanti, e momenti di approfondimento su tematiche adottive, e non hanno finalità di consulenza psicologica, medica o legale. La riproduzione dei materiali presenti in questo sito è consentita solo previa autorizzazione scritta dell’autrice.

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